Geographies of Psychoanalysis/Encounters Between Cultures
Teheran, Iran
L’idea di organizzare un convegno internazionale di Geografie della psicoanalisi a Teheran è nata dagli incontri avuti in varie occasioni con Gohar Homayounpour, la psicoanalista iraniana fondatrice del Gruppo Freudiano di Teheran, un gruppo di psicoanalisti che da vari anni svolge lavoro teorico e clinico in quella città.
Nel progetto di Geografie, volto a favorire l’incontro tra le culture dei diversi Paesi del mondo, un posto speciale è occupato dalla relazione della psicoanalisi con la cultura islamica e più in generale con l’Oriente. In altre occasioni si era già dato voce ad un confronto diretto con l’islamismo, per esempio nell’incontro organizzato a Pavia da Daniela Scotto di Fasano e Marco Francesconi con il patrocinio della SPI nell’ottobre 2012, che aveva visto tra i relatori, tra gli altri proprio la Homayounpour e Fethi Benslama (si veda il report del Seminario internazionale geografie della psicoanalisi).
L’incontro di Teheran non sarà direttamente centrato sulla cultura islamica, ma userà quel Paese e l’esperienza contraddittoria che nasce nel praticare la psicoanalisi in Iran (a tal proposito si veda il report del convegno del Centro psicoanalitico di Roma Una psicoanalista a Theran, che si è svolto a Roma nell’aprile 2014) come una sorta di contenitore dal carattere profondamente problematico e quindi riverberante la complessità dell’esperienza psicoanalitica.
Più che andare a portare il verbo psicoanalitico in terre che non lo hanno ancora del tutto conosciuto, l’intento sarebbe quello di interpretare la domanda di terapia analitica che viene dal mondo orientale e metterla in relazione alla situazione della psicoanalisi in un Occidente che a sua volta deve fare i conti con una crisi, declinata in vario modo e su più versanti, del soggetto e della collettività. Per questo si è pensato di offrire alla discussione con i colleghi iraniani e con il pubblico di Teheran che parteciperà all’incontro, dei discorsi che tocchino dei punti problematici anche per gli psicoanalisti occidentali o comunque che si prestino a mettere in campo una psicoanalisi capace di interrogarsi e che sia disposta a contaminarsi con altri linguaggi e altri modelli di vita.
Il viaggio in Iran, in un momento come questo, che lo trova ad essere nel cuore di un conflitto violentissimo e brutale, dove tra le varie motivazioni di geopolitica, assistiamo a uno scatenamento incontrollato e per molti versi illogico di aggressività, non può che avere lo spirito di una ricerca volta a conservare, anche attraverso lo strumento psicoanalitico, la capacità di pensare.