Evelyn Waugh. Comico e crudele | Hoelderlin. La morte di Empedocle | Augusto. La politica dell'imperatore | Huysmans. L'esteta e la santa
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Nessuno scrittore del Novecento è stato più crudele e più comico di Evelyn Waugh. Nessuno ha saputo con più freddezza e eleganza trafiggere la società moderna, il suo materialismo, i suoi falsi valori, la sua disperata vacuità. Waugh può essere macabro e sarcastico, elegiaco e mistico, brillante e fantastico. E', sempre e comunque, un genio. Il suo Ritorno a Brideshead, storia di un'inarrestabile decadenza, ha segnato, nella sua trasposizione televisiva, l'inarrestabile ascesa di Jeremy Irons, che ci guarda dalla copertina di questa nuova edizione Bompiani (448 pp., 9 euro).
Hölderlin dubitava della possibilità di tradurre in parole la lingua cifrata dell'universo. "Dovrei dirti alcune cose/ ma le tacerò", grida il filosofo nella Morte di Empedocle. La poesia, diceva il più folle e greco dei poeti tedeschi, è sempre tragedia, perché cerca di fissare in una forma il divenire nel momento della sua dissoluzione. Il manifesto della poetica di Hölderlin è ora uscito da Bompiani (426 pp., 26 euro), tradotto da Laura Balbiani e commentato da Elena Polledri, con a fronte il suo miracoloso testo originale.
Anche se perseguitava gli intellettuali che si opponevano al suo regime, Augusto amava considerarsi un letterato. Aveva composto orazioni, poesie, un'autobiografia. Contrappasso della storia, andarono perdute. Nel suo ultimo anno di vita però l'imperatore scrisse un Elenco degli atti da lui compiuti, arida descrizione della sua politica, trentacinque capitoli depositati presso le vergini vestali, letti in senato dopo la sua morte e incisi su pietra nelle province d'oriente. Oggi, insieme alle altre schegge di Augusto risparmiate dal tempo, si leggono nella raccolta curata per la Utet da L. De Biasi e A.M.Ferrero (726 pp., 62 euro).
Huysmans, scrittore, anacoreta, esteta, era un raccoglitore di relitti. Dai robivecchi amava comprare oggetti liturgici, ora un messale, ora un ostensorio: rottami di un vascello fantasma, la chiesa, di cui ancora lo estasiava il fremito di simboli. La Vita di Santa Lidwina di Schiedam, il suo libro più bello, non era stai mai tradotto in italiano. Ci ha pensato, benissimo, Giovanni Pacchiano (Aragno, 297 pp., 15 euro). Ma perché intitolarlo La donna che parlava con gli angeli? Lidwina aveva atout migliori, fra cui un'eroica anoressia che "le incavò le gote e le sciolse le carni".