Marguerite Yourcenar un diario senza io | Eschilo il più esoterico dei tragici greci | Joseph Conrad l'uomo, che animale malvagio | Plutarco il re degli antichi bestsellers | Jack Kerouac il beat contro gli hippy | Aristotele la virtù, felicità perfetta
TTL - Zig Zag tra i Cl@ssici
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Marguerite Yourcenar, I trentatré nomi di Dio, Nottetempo, 31 pp., 2 euro
"Definendoli classici, si offre un funerale di prima classe a scrittori di valore che nessuno legge", sosteneva Marguerite Yourcenar. Quest'avventuriera delle lettere è ormai di casa nel funereo olimpo dei classici moderni a causa del suo stile patinato. "La parola classico si può usare per un autore che non scrive in stile trascurato". La traduzione di Ginevra Bompiani nobilita quest'inedito Tentativo di un diario senza data e senza pronome personale, dove la Yourcenar è meno classica e più simpatica.
Eschilo, Le tragedie, a c. di Monica Centanni, Meridiani Mondadori, 1250 pp., 49 euro
Come il re degli Argivi dinanzi al dilemma delle Supplici, anche il traduttore, per salvare dagli abissi del tempo il testo di un classico, "ha bisogno di un pensiero profondo, che scenda giù come un pescatore di spugne, scrutando il fondo con occhio lucido e sobrio". Specie nel caso del primo e più esoterico dei tragici greci, quasi nessuno è mai riuscito, in quest'apnea, a conservare insieme il senno e la limpidezza dello stile. Monica Centanni si è misurata con un'impresa impossibile, ma ne è uscita con onore.
Joseph Conrad, I capolavori, con uno scritto di I. Calvino, Oscar Mondadori, 931 pp., 12, 80 euro
"Cos'è l'uomo?", si domandava Conrad. "Un animale malvagio. La sua malvagità dev'essere organizzata. La società è essenzialmente criminale, altrimenti non esisterebbe". La modernità di Józef Teodor Konrad Korzeniowski, nobile polacco nato sotto il dominio dello zar e rapidamente fuggitone, sta nella cupezza della visione del mondo. La sua inattualità nella pesantezza della lingua inglese, imparata da piccolo su Dickens. Fra le traduzioni del volume, la più leggera è quella di Ettore Capriolo in Lord Jim.
Plutarco, Consigli agli inquieti, a c. di Gino Giardini, BUR, 347 pp., 11 euro
Quando la Grecia era stata catturata da Roma e Gesù Cristo era da poco risorto e il grande dio Pan era morto, Plutarco era nato a metà strada fra Atene e Delfi. Nessuno scrisse tanto quanto lui, nessuno fu altrettanto letto. I suoi Moralia sono una miniera di pietre preziose che ultimamente i classicisti si sbizzarriscono ad accostare secondo imperscrutabili criteri. Qui Giardini ne ha incastonate sette, sotto un titolo accattivante di cui l'autore dei massimi bestseller della letteratura occidentale non avrebbe avuto bisogno.
Jack Kerouac, Maggie Cassidy, trad. it. di Monica Luciano, Oscar Mondadori, 222 pp., 8, 40 euro
Kerouac, romanziere, etilista, poeta, vagabondo, campione di football e mistico, inventore del termine "beat generation" e sua più celebre vittima, non obbedì mai a nessuno stereotipo. Negli anni 60 fu un conservatore, sempre schierato contro le cause degli hippy. Al tempo della guerra del Vietnam fu un falco. Oggi è un classico e la sua opera omnia è devotamente tradotta, anche se espressioni italiane come "ciao ma'" e "fanculo" non renderanno mai lo slang americano degli anni 50 e la delirante raffinatezza con cui il più bello dei maudits novecenteschi lo rese lingua letteraria.
Aristotele, Etica Nicomachea, a c. di Marcello Zanatta, BUR Pantheon, 1136 pp., 22 euro
"Se la felicità è attività secondo virtù", scrive Aristotele a Nicomaco, "è logico che sia secondo la virtù più alta, e questa sarà la virtù di ciò che vi è di migliore. Che ciò sia l'intelletto o qualcos'altro - qualcosa che ad avviso di tutti per natura comanda e dirige ed ha conoscenza delle realtà belle e divine, o perché è in sé stesso divino, o perché è la cosa più divina di ciò che è in noi - l'attività di questa parte secondo la virtù che le è propria costituirà la felicità perfetta". Chiaro? Se non vi sembra chiaro leggete il saggio di Marcello Zanatta, che ha tradotto, oltreché introdotto e commentato, questa preziosa edizione dell'Etica Nicomachea.