Ma il divino Gregorio preferiva il turbante turco alla tiara latina
TTL - Cl@assici | La Costantinopoli celeste, un concilio non ancora sciolto, la sacra citta di Bisanzio perdente nella storia perché al teologo favorito dal suo popolo non fu mai perdonato di aver vinto in filosofia
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Nell'autunno del medioevo, che in Oriente era l'alba del rinascimento, un monaco che viveva nascosto a tutti pregò comprimendo il respiro giorno e notte perché gli fosse rivelata la condizione del divino Gregorio Palamas, che da poco tempo era morto. Una notte gli si presentò in sogno una visione. Nel tempio della Divina Sapienza che si trova nella Costantinopoli celeste, di cui il tempio di Haghia Sophia che si trova nella Costantinopoli terrena non è che il rispecchiamento, si stava svolgendo un concilio. Come negli affreschi delle chiese della Sacra Montagna su cui il monaco viveva, erano allineati il grande Atanasio e con lui Basilio di Cesarea, Gregorio di Nazianzo e Giovanni Crisostomo, e ancora Gregorio di Nissa e il sapiente Cirillo, e dopo di loro tutti i santi teologi della terra. Stavano discutendo da tempo infinito, ma non riuscivano a trovare una conclusione. Ed ecco, il monacò udì una voce stentorea: "E' impossibile che i presenti ratifichino con il voto le loro decisioni, se anche Gregorio, il metropolita di Tessalonica, non è presente". Ma Gregorio non c'era, perché si trovava a colloquio privato presso il trono dell'Imperatore che è nei cieli, di cui l'imperatore terreno è solo il riflesso che gli umani colgono attraverso uno specchio offuscato come il vetro dietro cui tentiamo di guardare il sole durante un'eclissi. Quando il colloquio finì, e il diacono inviato dai padri comunicò al divino Gregorio che era atteso, questi si recò al concilio e tutti i padri si alzarono in piedi e lo portarono nel mezzo e lo fecero sedere sullo scanno più alto insieme a Basilio, Giovanni e Gregorio. Fu così che tutte le linee teologiche discusse per diverse cause e in diversi tempi Gregorio Palamas le fece convergere in un solo punto, e gli occhi di tutti i padri brillarono di gioia, e alla fine il concilio poté sciogliersi perché nessuna cosa non era stata risolta.
Il sogno del monaco dell'Athos non si avverò. Il concilio, nella basilica celeste, non è ancora sciolto. Malgrado Gregorio Palamas sia stato santificato e la sua confutazione dell'eresia latina sia stata inserita nel Synodikon dell'ortodossia che si legge ogni anno la domenica dell'ortodossia, gli occidentali non hanno ancora ammesso che la parola di Palamas, profusa nei Discorsi dimostrativi sulla processione dello Spirito Santo e nelle Triadi in difesa dei monaci esicasti e nel Tomo agioritico e nelle altre sue confutazioni e orazioni, era assoluta e definitiva e chiudeva una volta per tutte ogni possibile dibattito teologico dopo quattordici secoli di cristianesimo.
Nella Costantinopoli celeste ancora stridono, a irritare le orecchie del grande Atanasio, e con lui di Basilio di Cesarea, Gregorio di Nazianzo e Giovanni Crisostomo, e di Gregorio di Nissa e del sapiente Cirillo, i sofismi del calabro Barlaam e dell'infido Acindino. Sulla base di sillogismi dialettici, il cui scopo è la confutazione, non è possibile sapere nulla su Dio, affermavano cinicamente quei cervelli disonesti e venduti. La dottrina greca secondo cui lo Spirito Santo procede dal Padre attraverso il Figlio, che pure è la sola esatta, e quella latina secondo cui lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, che pure è erronea, si equivalgono, arguivano ipocritamente. Con questo ragionamento falso cercavano di ingraziarsi il papa di Roma, poiché ritenevano che la Chiesa cattolica fosse per Bisanzio un pericolo minore dell'Islam. Al contrario Gregorio, come molti altri santi e colti prelati ortodossi, preferiva il turbante turco alla tiara latina. Fu così che la sacra città di Bisanzio fu perdente nella storia, perché al teologo favorito dal suo popolo non fu mai perdonato di avere vinto in filosofia.
IL LIBRO
Gregorio Palamas, Atto e luce divina. Scritti filosofici e teologici, a cura di Ettore Perrella, Bompiani, 1529 pp., 35 euro