Se le coccinelle son metafisiche
Un romanzo filosofico, picaresco ed erudito di Maurizio Bettini: un marchese di nome Jan, giovane preromantico che ha una passione speciale per Paul et Virginie di Bernardin de Samt-Pierre e «che si perde nelle braccia della natura»
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In una regione indefinita dell'Est europeo, tra Polonia e Lituania, esiste un feudo abitato da contadini restati pagani e retto da una dinastia maschile che ne ha però preso possesso con il nome di famiglia di una donna: del resto, il feudo è costituito quasi soltanto da un monte cavo. I suoi signori si dividono tra la giustizia e la caccia. Fin dall'inizio delle "Coccinelle di Redùn", l'ultimo romanzo di Maurizio Bettini, si aprono nella tersa prosa squarci visivi da pittura metafisica, con quel lago a specchio sprofondato nell'abisso sul quale si affacciano le finestre dell'incombente palazzo-caserma. Sulla sua scalinata appaiono talvolta, secondo la gente del luogo, silenziose streghe. Il protagonista di questo romanzo filosofico, picaresco ed erudito, pieno di obliqui specchi e ferrei enigmi, è l'erede della dinastia del Cratere, un marchese di nome Jan, giovane preromantico che ha una passione speciale per Paul et Virginie di Bernardin de Saint-Pierre e "che si perde nelle braccia della natura". L'autore è invece, per restare nel Settecento, un illuminista ingegnoso, non privo del dono della poesia, che descrive per parabola o per metafora una fuga di Jan dalla Città, capitale da cui il feudo dipende, e dai suoi storditi cittadini. Jan parte con la speranza di trovare documenti sulle truffe del nuovo sovrintendente e col pretesto di una ricerca dei resti del culto antico-slavo. In realtà fugge perché tutti lo hanno deluso. Porta sul cuore, incise a chiusura di un sacchetto di rigida filigrana d'argento, da immergere nell'acqua con le foglie del tè, la "L" della libertà e una figurina alata. Nel sacchetto c'è anche una pallina di ferro che quando è vuoto ne fa una specie di campanella, a condizione che la pallina sia sempre limata e lucida. La spedizione, autorizzata anche dal nuovo sovrintendente, potente e prepotente, solo per levarsi di torno qualche uomo della dissidenza, consiste di quattro cavalli e cinque muli. I cavalieri sono Jan, un feudatario cugino, un bibliotecario protestante studioso di religione popolare, un militare poeta e anche collezionista e naturalista alla ricerca delle coccinelle del titolo. I quattro sono diretti verso una "zona infida, paludosa, battuta dalle tempeste del Baltico e per di più contesa da almeno tre eserciti". La partenza è affrettata, il loro andare spettrale in un'aria fosca. I viaggiatori sono avvistati dal narratore solitamente al crepuscolo, sulla soglia di una capanna affumicata o su un sentiero invaso dalla nebbia o sparsi per radure in tempesta, in un'atmosfera offuscata da vecchia pittura. Solo sul cimitero la luce è meridiana. E come il cratere che ospita il lago del feudo ha "pareti a piombo e senza appigli come fossero state fuse in un unico blocco di ferro", così anche la cascata che alimenta il vecchio mulino, dove fanno la prima tappa, scorre su lamine di calcare, senza appigli. Intorno c'è un gran forgiare e maneggiare coltelli e una luce secentesca da fucina, fuoco e lanterne. Jan ha la passione dei coltelli di ferro e non di acciaio, tocca ferro contro il malaugurio, pensa che ognuno ha un'anima di ferro ("devi sapere qual è il ferro della tua vita") e che quando la ruggine lo corrode l'uomo muore. Non narreremo la spedizione e il suo esito per non guastare la sorpresa al lettore. Basterà dire che la pallina di ferro troverà la canna per divenire pallottola, ma non ucciderà nessuno. Se Jan adolescente usava contemplare creature fantastiche negli stracci di nuvole, Bettini affolla il suo romanzo di personaggi mascherati ma niente affatto fantastici. Sul nuovo sovrintendente e aspirante governatore, sfacciato, prepotente e fintamente cordiale, non ci sono misteri, e la sua residenza, Recora, è un anagramma. Sull'identità di tutti gli altri personaggi lasceremo sbizzarrirsi il lettore: chi è l'uomo che "o legge o si specchia" e in mancanza di altri a lui soggetti vuole "comandarli sui libri della biblioteca"? e soprattutto chi è il cauteloso, oltreché fiducioso, Antonio Libirowcy, l'aspirante governatore che avrebbe dovuto essere la legittima scelta del re?