Missili in giardino, giochi di specchi e Guerra fredda
Cose serie
“Non voglio più essere un perfetto gentiluomo inglese”, dichiara Samuel Petrukhin alla fine dei colpi di scena, o rovesciamenti tragici, che scandiscono la “follia estiva” di Summer of Rockets, l’ultima serie tv di Stephen Poliakoff. Che non è certo solo, anche se lo è di certo, una spy story, ma, appunto, un vero dramma. In questa storia parzialmente autobiografica il candido arrivista Petrukhin è, come il padre del regista, un émigré russo inventore di congegni elettrici. Sull’intelligenza e la creatività ha costruito il suo business e la sua ascesa nella società britannica. Ha una moglie che viene dall’aristocrazia ebraica, un figlio iscritto a un’esclusiva e brutale boarding school, una figlia recalcitrante ai privilegi ma ossessionata dai rockets, i missili che in quel 1958 vengono lanciati, che a volte precipitano, che più spesso alimentano la fantasia di un’apocalissi nucleare, in lei come negli ambienti della politica postbellica e nei servizi segreti. Dove il protagonista entra, come Alice nel paese delle meraviglie, attraverso un apparentemente innocuo, fiorito, aristocratico giardino: quello degli Shaw, coppia posh dal disarmante fascino, che gli dispensa il privilegio del suo sincero favore, come accade a volte all’élite di nascita quando per caso o capriccio ammette alla sua attenzione una persona d’intelletto. Da allora in poi Petrukhin sarà catturato in un gioco di specchi in cui nemmeno la sua intelligenza e integrità riusciranno a orientarlo.
Nelle opere del grande regista anglorusso, che siano teatrali, cinematografiche o, più spesso, televisive, ricorrono alcuni temi. L’ossessione britannica per la segretezza. La forza della tradizione e la determinazione a preservarla, e di qui la rappresentazione esterrefatta, ipnotica, della vita inglese. Il mistero spionistico vero e proprio, ossia la perenne difficoltà di distinguere amico e nemico. La guerra nelle sue devastanti conseguenze o nelle sue inquietanti vigilie, quasi onnipresenti. Summer of Rockets ha tutti gli ingredienti tipici di Poliakoff. E’ un piccolo capolavoro di rimandi, specularità, incroci di caratteri individuali e destini collettivi. In cui lo sguardo che lo scienziato esule getta sul mondo che ha scelto e che ammira diventa sempre più disilluso e scettico. Uno sgomento che, nell’orizzonte estivo solcato da entità micidiali, reali o simboliche, diventa esistenziale, quasi metafisico.