Vegetariani è peccato
L'uomo è carnivoro, dice la Chiesa
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Per i greci e i latini i confini tra il mondo umano e quello animale non erano troppo netti. La teologia pagana li vedeva come nostri parenti nel sistema del cosmo, tanto che le divinità dell'Olimpo, oltreché una sembianza umana, ne avevano anche una animale. Giunone, la dea della famiglia, veniva vista come una giovenca. La consuetudine umana di cibarsi della loro carne, certo dettata dalla necessità, veniva considerata imbarazzante e ambigua, tanto da imporre ferree norme rituali. Le viscere dei buoi sacrificati, le loro «parti molli», venivano offerte agli déi e questo, come spiega Plutarco, era anche un modo per scusarci con la natura violata dai nostri appetiti. Solo al declino del mondo antico e con l'avvento del cristianesimo questo rapporto cauto e pietoso, stretto e quasi familiare tra l'umanità carnivora e il suo cibo animale fu clamorosamente stravolto; il turbamento e il dubbio di filosofi e aruspici fu liquidato dal dogma. La nuova religione dominante affermò con certezza la centralità e supremazia dell'uomo sul resto dei viventi e proclamò che tutte le altre creature erano state plasmate dalla provvidenza divina appositamente per servirlo e sfamarlo. Il cosiddetto antropocentrismo cristiano è durato in occidente circa duemila anni, per essere oggi messo in discussione da filosofi, psicologi e antropologi oltreché da alcuni teologi. Claude Levi Strauss ha annunciato che mangiare carne animale «sarà il nuovo cannibalismo del millennio a venire». Sono sempre di più, anche nelle società occidentali, i vegetariani. Ma non tutti sanno che non essere carnivori è considerato un vero e proprio peccato dalla chiesa cattolica. «Se qualcuno si astiene dal mangiare le carni che Dio ha dato all'uomo per nutrirsi, su di lui sia anatema», recita il tredicesimo canone del primo concilio di Braga, del 557, non rinnegato dalla Chiesa, che ancora recentemente ha condannato l'animalismo, ribadendo che lo statuto cristiano degli animali resta il loro trasformarsi in nostro cibo e a nostro uso. Secondo James Hillman il principale morbo collettivo contemporaneo, la depressione, è l'ultimo effetto del depauperamento prodotto dall'antropocentrismo sul cosmo naturale, che si riverbera nel microcosmo della psiche. Allora forse anche il morbo di Creutzfeldt-Jakob, l'encefalopatia spongiforme che in questi giorni sta diventando l'incubo della società europea, può considerarsi il prodotto estremo dello sfruttamento esponenziale, ancorché «provvidenziale», dei nostri compagni di pianeta dai primi secoli della nostra era. Le mucche occidentali sono diventate «pazze», forse, per effetto estremo della collettiva pazzia che le vede create appositamente per nostro uso e consumo.