Le radici comuni dell'Europa? Guardate alla “metà bizantina del cielo”
"Da Costantino a Cario Magno. La nascita dell'Europa" di Friedrich Prinz
Articolo disponibile in PDF
Da cosa nasce l'Europa, quella già fatta e quella ancora in fieri, allargata ai paesi slavi e balcanici e presto perfino alla Turchia? È veramente europea l'eredità degli Stati che la stanno dilatando fino al limite orientale della sua definizione storica e geografica? O altrimenti, dov'è e cos'è l'identità europea? Oggi la definizione storica e geografica dell'Europa suscita furenti dibattiti fra gli studiosi. Soprattutto tra i medievisti, e non deve sorprendere. Perché un dato è indiscutibile: l'Europa, qualunque cosa sia, dev'essere per forza nata tra il IV e il IX secolo dell'era cristiana. E a questo periodo è dedicato il poderoso libro di un grande medievista, Friedrich Prinz. La medievistica francese, la più sciovinista, fa in genere coincidere l'Europa con l'area geografica dominata dalla sovranità franca e vede, provocatoriamente, «la frontiera meridionale dell'Europa nella sponda settentrionale del Mediterraneo» (Le Goff). Ma se si interpella un bizantinista si ottiene una risposta antitetica: «La Grande Europa supera i limiti dell'Occidente per includere Stati sorti sui territori già dominio dell'impero di Bisanzio, dai Balcani alla Russia» (Schreiner). Se per Le Goff la frontiera orientale dell'Europa «non è mai stata definita e continua a non esserlo», secondo Schreiner «per comprendere il senso degli attuali sommovimenti etnici e rivolgimenti politici dopo la dissoluzione dell’Urss è assolutamente indispensabile la conoscenza del Millennio Bizantino». Rispetto a queste posizioni estreme, Prinz ne assume una mediana. Per definire gli estremi cronologici e geografici del fenomeno storico che chiama «l’europeizzazione dell'Europa», prende in considerazione anche le ipostasi orientali di quella favolosa vagina gentium che fu l'antichità mediterranea. Dunque, come il titolo stesso suggerisce, si occupa anche delle vicende successive allo spostamento a Est del baricentro dell'impero multinazionale mediterraneo già romano da parte di Costantino. Prinz evoca spesso il «fianco aperto» dell'Europa: il continuo fermento delle regioni balcaniche e slave, le stesse che, dopo mezzo secolo di dominio sovietico e cinque di dominio ottomano, sono entrate oggi a pieno titolo nella Nuova Europa. Ciononostante, Prinz non riesce a non aderire, nel fondo, all'assunto di Pirenne: quello secondo cui tra il IV e il IX secolo si verificò «lo spostamento verso Nord dell'asse della storia mondiale». Lo sguardo che Prinz getta su Bisanzio è perciò sempre eurocentrico, non mette mai in dubbio la priorità della sfera occidentale nella genesi della cultura che identifica l'Europa di oggi. Nel suo libro, la civiltà bizantina, di fatto unica vera superpotenza del Medioevo mediterraneo, è ancora analizzata soltanto in funzione dei suoi rapporti con l'Occidente. Peccato, perché, come già intuito da Braudel, l'anima bizantina dell'Europa, trasmessa all'Umanesimo e al Rinascimento per via diretta dopo la caduta di Costantinopoli del 1453, ha un'importanza e una dignità per lo meno pari a quella studiata dalla medievistica tradizionale, generalmente cattolica e romanocentrica, dunque portata a rimuovere quel complesso universo. Invece, rivolgere lo sguardo alla «metà bizantina del cielo», per usare l'espressione di Chastel, è quanto mai necessario per qualsiasi storico del nuovo millennio, dopo la caduta dei due grandi imperi multietnici eredi dell'impero romano e bizantino. Perché le radici comuni dell'Europa realmente e attualmente estesa alle zone bollenti su cui aleggia il fantasma dell'autocrazia affondano di certo nei secoli medievali che vanno dal IV al IX. Ma non si può dimenticare ciò che anche gli uomini occidentali di quel tempo sapevano con certezza: la faccia illuminata del mondo mediterraneo, allora, non era quella a Ovest ma quella a Est di Roma, e il «faro della civiltà» era la formidabile sintesi di cultura umanistico-filosofica greca e politico-giuridica romana realizzata dai successori di Costantino.