Medaglioni per pochi spiriti pagani
"La fine del mondo pagano" di Gaston Boissier
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La riproposta editoriale di un testo famoso sul quarto secolo sarebbe da accogliere festosamente, se nella fattispecie il repèchage non concernesse l’opera di uno studioso ottocentesco per dislocazione metodica oltreché cronologica, qual è il cattolico Gaston Boissier.
Boissier - siamo nel 1891 - nega che la religione cristiana sia causa della caduta dell’impero (all’epoca, nella secolare polemica, l’assunto di Gibbon), sostiene che il suo dilagare entro la cultura «alta» dell’ellenismo romano sia funzionale a un disegno di conservazione e trasmissione del «moribondo» spirito classico. Sarebbe anzi la cattolicità un perfezionamento della classicità. 0 meglio, l’antitesi dialettica fra cristianesimo e paganesimo, produrrebbe il superamento dell’uno e dell’altro nella sintesi del cattolicesimo, metamorfosi della cultura classica.
L’erudito libro di Boissier è conforme al modello della storiografia «per medaglioni»: guarda la storia quale scenario di vite e opere di singoli grandi, incarnazioni dello spirito nel tempo che agiscono guidate da una progressiva e provvidenziale necessita.
Allo stile vetusto di Boissier si sommano gli intenti propriamente postmoderni del curatore, che richiamano qua e là vuoi Hegel, vuoi Tocqueville, Durkheim, Bion, Matteo Blanco e arrivano fino a Lacan. Sul piano storiografico, purtroppo, il saggio è insidiato dai luoghi comuni. Né s’è pensato di aggiungere e suggerire al lettore, nell'esilissimo apparato di note, gli immensi progressi della storiografia contemporanea su quant’è specifico oggetto di ricerca in Boissier, accennando, prima che a Lacan, ai libri di Momigliano e di Mazzarino, all’Agostino di Peter Brown, al monumentale commento all’epistolario di Simmaco dell'équipe universitaria di Torino.