La storia di Ipazia
Poche sono le informazioni certe su Ipazia: vissuta quindici secoli fa ad Alessandria d'Egitto ereditò dal padre Teone l'amore per la matematica e l'astronomia, a cui associò anche quello per la filosofia. Antiche testimonianze elogiano le sue doti per l'insegnamento e il contributo che diede alla vita culturale alessandrina; pur avendo uno stile di vita austero e ascetico non temeva di parlare apertamente in pubblico. Nel 391 il cristianesimo divenne religione di stato e nell'anno successivo fu emanata per l'Egitto una legge speciale contro i culti pagani. La chiesa d'Egitto partecipò alla mobilitazione antipagana di quel periodo, instaurando un clima di vera e propria guerra religiosa di cui Ipazia fu una delle vittime. Il mandante della sua uccisione fu probabilmente il vescovo Cirillo. Della sua morte si sa con certezza solo che fu atroce. Il libro della Ronchey, studiosa della civiltà bizantina, è ricco di note e di fonti e sottolinea come Ipazia abbia subito una sorta di trasfigurazione postuma, divenendo un'icona della laicità, adottata soprattutto dalla letteratura ottocentesca francese e italiana anticlericale e massonica: Ipazia diviene un'esplicita condanna alla chiesa. Mario Luzi, che ha dedicato un dramma teatrale alla filosofa alessandrina, osserva che “la storia non è finita con il suo essere accaduta”. Il fatto che Ipazia sia tornata in auge in questi ultimi anni testimonia forse il clima di omologazione culturale e la mancanza di libertà di pensiero che respiriamo attorno a noi?
Silvia Ronchey, Ipazia. La vera storia, Rizzoli, 2010, pp. 319, euro 19,00