La giustizia di Afrodite
traduzione di Silvia Ronchey
2008
James HillmanLa Conchiglia
“Anche se gli antichi greci la chiamavano la Dorata e la Sorridente, Venere è in primo luogo ‘portatrice di tentazioni che trasgrediscono l’ordine etico e prescindono dalla giustizia’, spiega Hillman in questo saggio profondo, pieno di sorprese, illuminato da un ininterrotto fuoco di immagini e intuizioni. I seguaci di Afrodite, coloro che le fanno da seguito e portano i suoi doni, che ‘imprimono a ogni momento della giornata il segno di Venere nel loro modo di fare, parlare, vestire’, sono stati relegati troppo a lungo, nella nostra civiltà, ‘a un rango inferiore e banale, né serio né morale’.
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Il Mio Libro | 23/12/2008 | Nel segno di Afrodite, Mario Fortunato
Poiché siamo a ridosso delle feste di fine anno - e quindi in un classico frangente di sbandamento emotivo - vorrei proporre la lettura di un testo eccentrico e illuminante su quelli che sono i temi e i nodi in cui ogni uomo di cosiddetta buona volontà non può fare a meno di incappare, prima o poi: la bellezza, l'amore e in definitiva il desiderio. Il testo si intitola 'La giustizia di Afrodite'(troverete anche a fronte l'originale inglese, 'Aphrodite's Justice'), ne è autore l'inclassificabile psicologo-filosofo americano James Hillman (Edizioni La Conchiglia, pp. 81, e 12), tradotto e annotato da Silvia Ronchey.
Da sempre, secondo Hillman, i doni di Afrodite sono considerati, nel nostro ordine culturale, come qualcosa di vano, la bellezza non essendo contemplata da qualsivoglia discorso sulla psicologia. E anzi godendo di uno statuto - quello dell'estetica - per definizione svincolato dall'etica. Bellezza e bontà, dopo il tramonto del pensiero greco, si sono in altri termini scisse, svincolate l'una dall'altra, dando luogo a quella che è oggi la nostra esperienza di individui incapaci di restituire al desiderio altra funzione che non sia quella della trasgressione dell'ordine e della giustizia.
Hillman ha una straordinaria capacità di maneggiare i classici del pensiero precristiano e i loro miti, rivitalizzandoli con una brillantezza e vivacità di immagini davvero straordinarie. E conclude, per nostra fin qui ignara e felice intuizione, che forse l'unica strada onesta verso la verità è quella che passa per il piacere dei sensi.
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