S. Ronchey, Gli atti dei martiri tra politica e letteratura, in A. Momigliano e A. Schiavone (a cura di), Storia di Roma, III/2. I luoghi e le culture, Torino, Einaudi, 1993, pp. 781-825
Dopo una rassegna dei precedenti pagani e giudaici di questo genere processuale, l’indagine si focalizza sugli Atti dei martiri cristiani, che, pur nella pluralità delle forme testuali, condividono con i primi alcuni topoi (l’implicazione eversiva della «testimonianza», la «fretta di morire» del martire, la sottostima dell’interlocutore processuale, l’idealizzazione del martys come sapiente). Si evoca quindi la dottrina del martirio elaborata successivamente dalla chiesa cattolica e la disputa sulla «sincerità» degli Acta, che condusse a una selezione critica di questi sempre più rigorosa tra XVII e XX secolo. Tale disputa ebbe origine dal diverso valore ideologico attribuito alla letteratura martirologica da cattolici e protestanti e dalla revisione del Martirologio Romano compiuta dal cardinale Cesare Baronio. Importante, nel suo censimento, fu il Martirio di Policarpo, opera ricca di spunti per la moderna analisi storico-culturale del martirio cristiano, che offre inoltre un esempio della ratio filologica di intervento sui testi martirologici tra Ottocento e Novecento. Ampio spazio è quindi dato alle riflessioni sul linguaggio dei martiri. Si evidenzia, nella maggior parte degli Acta martyrum, una «retorica dell’incomunicabilità», dove l’anfibologia, l’ambiguità, il paradosso, l’ossimoro, le reciproche accuse di demenza tra accusatore e accusato sono i cardini di un linguaggio «di lotta», caratteristico sia dei testi martirologici primitivi sia di quelli della persecuzione dioclezianea. Il disprezzo per l’autorità terrena e il linguaggio aggressivo del martire, rappresentato come un eroe dialettico, si ritrova peraltro nella letteratura panegiristica e nelle «passioni epiche» del IV secolo. Da questo nucleo di testi, più radicalmente eversivi, si discosta tuttavia un gruppo di Acta (non solo di Policarpo, ma anche di Cipriano, di Apollonio, di Fruttuoso) che presentano affinità notevoli: in particolar modo li accomuna un’attitudine filostatale e un venir meno della «retorica dell’incomprensione». Con l’affermazione dell’arianesimo quale religione di stato, la letteratura martirologica riemerge come strumento di propaganda politico-ecclesiastica. Alla metà del IV secolo il martire antiariano diviene campione dell’antistatalismo e dell’ortodossia, nonché un’icona da seguire per la figura emergente del monaco. Su di essa, che soppianterà quella del martire, il cristianesimo trasferirà tutti valori di quest’ultimo: il radicalismo protocristiano si trasfigura così nel monachesimo zelota.
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Testo integrale della Tractatio de Martyrologio Romano
RECENSIONI
L. Perelli in Bollettino di studi latini 1994 (24), pp. 288-291
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Keywords
- Letteratura cristiana antica
- Agiografia
- Storia del cristianesimo
- Soria della Chiesa
- Storia romana
- Atti dei martiri / Acta martyrum
- Cesare Baronio
- Martirologio Romano/ Martyrologium Romanum
- Tractatio de Martyrologio Romano
- Mattia Vlacić / Mattia Flacio Illirico / Matthias Flacius Illyricus
- Centuriatori di Magdeburgo
- Atti degli Alessandrini /Acta Alexandrinorum
- Atti dei martiri pagani / Acta Paganorum Martyrum
- Martirio di Policarpo/ Martyrium Polycarpi
- Epistola degli Smirnioti/ Epistola Ecclesiae Smyrnensis de martyrio S. Polycarpi
- Martirio di Pionio / Martyrium Pionii
- Martirio di Carpo, Papilo e Agatonice / Martyrium Carpi, Papyli et Agathonicae
- Atti dei martiri di Lione / Acta Martyrum Lugdunensium
- Atti di Giustino/ Acta Iustini
- Martirio di Teodoto d’Ancira/ Martyrium Theodoti Ancyrani
- Atti di Cipriano/ Acta Cypriani
- Atti di Fruttuoso/ Acta Fructuosi
- Martirio di Apollonio/ Martyrium Apolloni
- Hans von Campenhausen
- “Passioni epiche”
- Linguaggio dei martiri cristiani