Silvia Ronchey

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Attualità e rubriche

Sos per i monasteri serbi

Lettere da Bisanzio

22/07/1999 Silvia Ronchey

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Avvenire

Sulle corde degli antichi stru­menti balcanici, la tradizione popolare musicale e poetica del Kossovo da cinquecento anni racconta che il principe Laz­zaro, il grande sconfitto a Kos­sovo Polje, si alzerà e andrà a continuare la liturgia inter­rotta nella Chiesa che è il simbolo della tradizione cristiana nel mondo balcanico, il luogo dove si addensa ogni aspettativa di salvezza, il fulcro della spiritualità ortodossa: nel monastero di Décani, lo stesso monastero che nelle scorse settimane le truppe di interposizione italiane e europee hanno dovuto difendere dai guerriglieri dell’Uck.
Lazzaro risorgerà al limite estremo dei tem­pi, e quell’eschaton sarà perciò rinascita, rige­nererà insieme allo stato serbo l'identità etnica di tutta la romaiosyne, per così dire intimamente contaminata e quasi geneticamente alterata dal sangue dei turchi, dopo la simbolica inumazio­ne del sultano Murad nella piana del Kossovo e la definitiva penetrazione, nel1448, di quell'etnia difforme nel mondo greco-balcanico. Una con­cezione sorprendentemente simile, sull’alterità profonda delle strutture di conflitto introdotte dai turchi in Europa, è stata sostenuta da Pierre Toubert, il grande medievista del Collège de France, nel suo ultimo se­minario sull’idea di frontiera.
Una sorte anche peggiore di quel­la di Décani si dice sia toccata ad al­tri fra le centinaia di monasteri e metòchia che danno il nome di «Ter­ra Sacra» - spiega Antonio Rigo, cat­tedratico di Storia Bizantina a Po­tenza, massimo esperto italiano in materia - a quella regione autono­ma della Serbia (Metohija, appunto), afferenti al Patriarcato serbo di Pec o agli altri centri ec­clesiastici maggiori. Le tragedie provocate dalle opposte guerriglie - sottolinea Rigo - non sono purtroppo inaspettate, ma il ritorno di una vio­lenza antica. A parte le distruzioni operate dai nazionalisti albanesi durante la seconda guer­ra mondiale, bisogna ricordare che episodi si­mili erano già avvenuti di recente, negli ultimi decenni. E dall’altra parte già in epoca ottomana le autorità turche avevano stabilito delle guarnigioni nei monasteri per difenderli da questo ti­po di incursioni.
Le prime fondazioni, come san Pietro di Korica o Studenica, risalgono a pochi decenni dalla fondazione stessa dello stato serbo, come può veder­si nel bellissimo volume di Goiko Subotic, Terra sacra. L’arte del Cossovo, pubblicato da Jaca Book (traduzione dal serbo di Isabella Meloncelli). Ma l’età d’oro dei mo­nasteri del Kossovo è tra la fine del XIII e il XIV, negli anni segnati dai grandi sovrani guerrieri, committenti ai maestri bizantini di capolavori come, oltre a Pec e Décani, Santo Stefano di Banjska, Gracanica, la Madre di Dio di Ljevisa, i santi Arcangeli di Prizren. I grandi occhi del Pan­tocratore si aprono nella cupola della chiesa di Décani, la Madre di Dio e le ge­rarchie celesti popolano i gran­diosi cicli di affreschi murali, che risalgono al XIV secolo, non hanno uguali nel mondo ortodosso, sono paragonabili per importanza soltanto al ci­clo di Assisi. Ma insieme a tali soprannaturali presenze a Decani, come anche a Pec, troneggia, su fondo azzurro, grande quanto tutta la parete orientale del portico, un im­menso albero genealogico della dinastia serba, con rami, germoglio, fiori, foglie e ritratti di so­vrani immortalati in una vita eterna, simbolo di un'eterna rivendicazione di dominio, perfino di un’idea imperiale. È soprattutto a causa di questa perdurante valenza politico-simbolica - propria di tutta l'arte, se decrittata - che i mo­nasteri del Kossovo sono stati recentemente presi di mira. Anche se, dopo le accuse contro le scelte di campo del Patriarcato serbo lanciate da tutta la propaganda occidentale e le recriminazio­ni politiche pubblicate ancora recentemente in prima pagina dal Wall Street Journal, le auto­rità monastiche si sono chiuse in un ostinato si­lenzio riguardo all'entità effettiva dei danni su­biti prima, durante e dopo la guerra, danni ma­teriali e spirituali.


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