Sulle donne italiane
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OPERA MULTIFORME
Sulle donne italiane
Caro Mieli, nella lettera che le ha inviato Emma Fattorini deplora come «sciattamente revisionistica» la scelta di includere Luisa Fetida nel volume «Italiane», distribuito gratuitamente nelle edicole l'8 marzo, con grande successo, su iniziativa del Ministero per le Pari Opportunità. Mi accomuna alla Fattorini l'essere tra le poche storiche italiane che non vi hanno collaborato. Mi ha però stupito, oltre alla violenza delle sue critiche, la loro pretestuosità. Luisa Fenda, così come Rachele Mussolini ed Edda Ciano e come naturalmente la maggioranza di figure femminili di opposta collocazione politica presenti in «Italiane», figura va già nel volume «Donne italiane: il chi è del '900», curato nel 1993 da Miriam Mafai e con molta maggiore simpateticità. Eppure nessuno si sognò allora di contestare quell'ottimo libro. Forse la Fattorini si lascia orientare dalla stessa logica di schieramento di cui lamenta l'assenza in «Italiane». È diseguale, protesta, la distribuzione delle voci biografiche tra democristiane e comuniste. Avrebbe forse voluto lottizzare anche la storia femminile, una quota a partito, come si faceva in Rai? O forse avrebbe voluto che le autrici delle voci, a suo giudizio troppo «briose ed effervescenti», fossero state trascelte con questo criterio? La verità trapela, ahimè, dall’allusione finale alla presenza nei media di «cattedratici travestiti da polemisti»: quella della Fattorini mi sembra una polemica tipicamente universitaria, non politica né tanto meno culturale, velatamente intimidatoria nei confronti di un'opera multiforme, di cui milioni di donne leggeranno e giudicheranno liberamente, l’8 aprile e l’8 maggio, i due restanti volumi.