Scrivi Bisanzio, leggi Stalin
Esce la prima storia di tutta la letteratura bizantina. Scritta da un ebreo russo perseguitato: Kazhdan
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«L'essenza dello stile è la semplicità. Lo stile ha sempre a che fare con il linguaggio della strada. Uno scrittore deve rispecchiare il linguaggio contemporaneo: arcaismo e sperimentalismo sono i suoi due maggiori rischi. La scrittura deve riflettere come uno specchio chi scrive. L'oggetto privilegiato della scrittura è l’eros. Segue la politica. Non è mai male tingerla di sangue. La penna di uno scrittore è un'arma». Se quest'ultima affermazione è stata resa celebre da un poeta futurista, Majakovskij, le precedenti potrebbero essere state formulate da uno dei rivoluzionari teorici dello stile che hanno cambiato la letteratura del Novecento. Appartengono invece, le une e le altre, a un bizantino del IX secolo, Fozio.
La riflessione critica, e in particolare la teoria dello stile, sono tipiche della letteratura di Bisanzio, che abbonda dei contenuti prediletti da Fozio - eros, sangue, politica - e quindi non solo di critici letterari, ma anche di romanzieri e poeti maledetti, raffinati filosofi, efferati storici.
La sterminata letteratura bizantina è ancora praticamente sconosciuta. Non si studia nelle scuole né quasi, di fatto, nelle università, salvo pochissimi, isolati ricercatori che lavorano ancora senza un dizionario e con gli strumenti bibliografici dell’età del Re Sole: quando Colbert, inaugurando la pubblicazione degli storici bizantini nel Corpus del Louvre, celebrò attraverso lo studio di Bisanzio la monarchia assoluta.
II transfert con il modello totalitario dell'antico impero d'Oriente attraversa la storia degli stati moderni. Ai tempi delle guerre napoleoniche lo zar vide nello sbarco di Bonaparte a Malta un'aggressione alla parte «bizantina» del Mediterraneo. L’asse Mosca-Bisanzio ha avuto un ultimo, appassionato cultore in Stalin, e negli anni 50 un giovane storico ebreo moscovita. Alexander Petrovich Kazhdan, perseguitato dal dittatore e confinato dall’accademia sovietica nella più sperduta provincia, ingaggiò contro lo statalismo staliniano un duello in maschera.
Il durissimo epistolario con il bizantinista di regime Sjuzjumov è ancora conservato, inedito, negli archivi dell'università di Sverdlovsk, oggi di nuovo Ekaterinburg. La sfida proseguirà, negli anni del disgelo, sulla rivista Novyi Mir, dove Kazhdan descriverà, sotto il travestimento bizantino, drammi e danni dell’amministrazione sovietica.
Da allora, in tutte le opere di Kazhdan su Bisanzio verrà a rispecchiarsi la realtà dell’Urss, con la sua nomenklatura, il suo sogno fallito di un perpetuo rinnovamento delle élite, il suo statalismo, il suo totalitarismo truccato da grande utopia collettiva somministrata alle masse nelle forme rituali della religione. Lo stesso Kazhdan cinque anni fa, ai tempi del golpe militare, trovandosi a Mosca e sentendo parlare di una possibile esportazione in Occidente della mummia di Lenin, dedicò un articolo tecnico-agiografico alla migrazione «politica» delle reliquie dei santi.
Sulle ali di Bisanzio, alla metà degli anni 70 Kazhdan è fuggito dall'Unione Sovietica per approdare nel cuore dell’impero americano: a Washington, nell’oasi bizantinistico-floreale di Dumbarton Oaks già prediletta dal suo connazionale Stravinskij. Nel culto della sobrietà, della disciplina, nello studio interrotto solo dalle escursioni silenziose nei boschi del Rock Creek, la scuola di Kazhdan si nutre di «borse», di «zakuskie», di tè russo, e lavora anche di notte.
Al compimento del suo settantesimo anno, con più di 700 pubblicazioni al suo attivo, Alexander Kazhdan ha deciso di intraprendere la prima storia della letteratura bizantina mai scritta: erano stati compilati manuali, in precedenza, «Handbücher», nonché studi specifici, ma non una storia nel senso stretto, solido e anacronistico del termine. Il disegno di Kazhdan abbraccia otto degli 11 secoli di Bisanzio, dal «dark age» dell'iconoclasmo all'età della dinastia dei Paleologhi per almeno 20 mila pagine di testo.
Completati i primi due volumi, Kazhdan ha convocato a Dumbarton Oaks 15 bizantinisti da due continenti. Secondo l’uso russo prerivoluzionario, per averne i consigli ha fatto leggere loro, in un tempo prefissato di dieci giorni, le milleottocento pagine iniziali del testo, per poi discuterle a oltranza in un seminario-fiume intorno al grande tavolo di quercia del Founders' study. I convocati, provenienti da Harvard e da Oxford, dal Canada e da San Pietroburgo, hanno apportato correzioni e aggiunte secondo le specifiche competenze e sono con discrezione ripartiti. Dopo l'inserimento degli ulteriori dati così raccolti, i volumi saranno stampati e verrà così resa accessibile una letteratura di dimensioni e importanza paragonabili a quella cinese o a quella indiana, entrambe egualmente rimaste per secoli sconosciute alla cultura occidentale, in attesa che qualcuno si misurasse con un'impresa così grande.