Come muore un regime politico
"Fine del Bisanzio e fine del mondo" di Agostino Pertusi
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In questa fine di secolo, dove la divulgazione scientifica si fa apocalittica e il nuovo millenarismo passa per i mass media, la convinzione che il mondo sia allo stremo ha ravvivato l’interesse degli studiosi per l’escatologia, o dottrina degli ultimi tempi: per l’elaborazione di simboli, visioni e profezie che nell’antichità e nel medioevo annunciarono, raffigurandolo, l’inevitabile e prossimo annientamento della specie umana. Nei popoli dei cosiddetti secoli oscuri e anzitutto in Occidente, questa sindrome è considerata dagli storici l’effetto di un dolore sociale sentito come colpa collettiva. Nel più evoluto mondo bizantino il male da espiare è forse diverso e più simile al nostro: un eccesso d’ ingegnosità, di civiltà, di benessere ma il cupio dissolvi dell'uomo medievale persiste, a ispirare una letteratura escatologica fino ad oggi quasi sconosciuta. Qui la premonizione della fine del mondo è insistentemente connessa, invece, all’incubo della fine d’un regime politico che si considera felice, giusto e progressivo.
Non è casuale che questi temi e questi materiali della cultura di Bisanzio siano affiorati quasi spontaneamente negli studi di Agostino Pertusi, il fondatore della scienza bizantinistica in Italia: un intellettuale di formazione cattolica, molto sensibile ai fenomeni contemporanei. In questo grande studioso l'interesse per la Fine di Bisanzio alimentava una parallela attenzione per quella letteratura apocalittica e visionaria che andò proliferando sia prima, sia in presenza dell'evento: apocrifi vetero o neotestamentari nello stile di Giovanni o di Daniele, oppure vaticini e oroscopi del genere astrologico e mantico, oracoli, enigmi, leggende. Di questi testi eccezionali, che per primo commenta e porta alla luce, non è tanto la valenza propriamente escatologica o letterario-fantastica, che li avvicina alla sensibilità moderna, a interessare Pertusi. Al contrario, nella profezia ex eventu o post eventum gli preme decifrare il significato più strettamente storico riconoscibile sotto il velo dell’allegoria. Ed è appunto l’associazione o identificazione tra fine del mondo e fine di Bisanzio a dare il titolo al volume, uscito postumo per l'attenta cura di Enrico Morini. Il nesso istituito dalla psicologia bizantina, tra limite della propria espansione e termine della storia, rivela a Pertusi il legame fra disegno imperialistico e aspettativa metafisica: secondo le parole di San Paolo, nella consumazione dei tempi, quando l’imperatore cristiano avrà sottomesso la terra, l’ultimo nemico eliminato sarà la morte.