L'Olimpiade senza i marmi del Partenone
Londra non li cede
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La leggenda vuole che sulla banchina del porto del Pireo, quando Thomas Bruce, 7° conte di Elgin, ebbe finito di caricare sulle sue navi i marmi che aveva prelevato dal Partenone, servendosi della sua abilità, delle sue entrature e di opportune regalie alle autorità turche, per adornarne la sua casa di campagna, un vecchio ateniese gli si sia rivolto con garbo: «Custoditeli con cura, poiché un giorno ce li restituirete». E' ciò che ieri ha annunciato il Sunday Times, e la notizia, dalle colonne dell'autorevole quotidiano inglese, è rimbalzata in tutto il mondo. Gli Elgin Marbles, acquistati subito dopo l'approdo alle coste britanniche da Sua Maestà all'intraprendente gentiluomo, verrebbero restituiti alla Grecia in occasione delle Olimpiadi del 2004. L'Acropoli è del resto pronta ad ospitarli, nell'avveniristico museo che da tempo li attende. Un forte movimento di opinione, non solo in Grecia ma in tutto il mondo e in particolare proprio in Gran Bretagna, ha del resto da tempo lottato per questo. La causa è stata perorata nelle recenti visite a Londra del primo ministro greco Simitis, in corrispondenza delle quali, quasi per una beffa degli dèi, o forse per una strategia degli uomini, il British Museum, dove i marmi sono conservati, ha dato prova di ogni possibile imperizia lasciandosi trafugare altri esemplari della sua collezione di antichità greche classiche. Nel pomeriggio, il direttore del British Museum ha smentito la notizia. Se dovessimo restituire i capolavori prelevati ad altri Paesi in periodi meno fortunati della loro storia e più fortunati della nostra, ha argomentato, svuoteremmo il nostro museo, e non solo. Tutte le grandi collezioni dei musei dell'Europa occidentale, formate nell'Ottocento, sarebbero di fatto decimate. A quale delle due correnti dell'opinione britannica (e non solo) dobbiamo dare ragione? Non è mai bene pronunciarsi in termini generali. Ma nel caso particolare non si possono non ricordare le parole che Ernest Renan consegnò ai Mémoires d'enfance et de jeunesse nella sua Preghiera sull'Acropoli che rivolse ad Atena, dea della Ragione nonché legittima proprietaria dei marmi: «Che tutte le città che hanno preso i pezzi del tuo tempio, Londra, Copenaghen e le altre, formino un sacro corteo e vengano a restituirteli al suono del flauto». L'impero britannico e i suoi successori hanno custodito bene i tesori provvisoriamente affidati loro dalla storia, come il vecchio ateniese che si rivolse a Lord Elgin, auspicava, ma è arrivato il momento di restituirli. Non sarà forse il suono del flauto ad accompagnarli, ma le note dell'Inno alla Gioia di Schiller, con cui Beethoven chiude la sua nona sinfonia. Nel momento in cui l'Europa si stringe a se stessa, alle sue radici e alla sua storia, sarà un atto non solo dovuto, ma anche simbolico, di omaggio alla Ragione.