Cleopatra
Storia e leggenda in mostra a Roma
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Era magra, aveva un lungo naso e portava la crocchia. Era così piccola, tanto da stare in un tappeto. Eppure, grazie alla sua conversazione, l'ultima dei Tolomei riuscì a fare innamorare l'uomo più potente del mondo, Cesare. Cleopatra aveva cultura, intelligenza, spirito e parlava tutte le lingue dei suoi sudditi, quelle dei suoi dominatori e altre ancora, d'Oriente e d'Occidente. Per educazione e vocazione era una statista. Sapeva indossare il potere come le altre indossano un bell'abito. Fu una spregiudicata Realpolitiker, ma seguì con scrupolo la tradizione della monarchia ereditaria ellenistica: diede figli sia a Cesare sia ad Antonio. Se non ci fossero state le Idi di Marzo, forse sarebbe divenuto imperatore Cesarione, il figlio naturale di Cesare, e non l'adottivo Ottaviano. Forse la capitale dell'impero non sarebbe stata Roma, ma Alessandria d'Egitto. Guardatela nel busto del Pergamonmuseum di Berlino, che la mostra della Fondazione Memmo (Palazzo Ruspoli, dal 12 ottobre al 25 febbraio) espone insieme agli altri reperti iconografici e archeologici sulla monarchia dell'ultimo capo di Stato dell'Egitto alessandrino. Paragonate l'immagine obiettiva con la leggenda ufficiale di Cleopatra: da sempre le è stata attribuita ima fama del tutto antitetica alla realtà storica. Già a partire dalla letteratura romana incarna l'archetipo della Donna Fatale, che plagia e distrugge i suoi uomini con le armi della sola sensualità. E' una peccatrice lussuriosa per Dante, una cortigiana viziosa per Shakespeare, una «puttana» tout-court per Brecht. Così nella pittura, con al seno l'aspide vagamente fallico. Così nel teatro e nel cinema, fino alla stucchevole, voluminosa Liz Taylor. Il fatto è che la misoginia degli storiografi mistifica il potere declinato al femminile, confinando alla sfera sessuale l'ascendente che esercita sugli altri. Non a caso gli attributi medusèi di Cleopatra - dai grandi occhi bistrati agli ornamenti esotici alla cultura dei filtri e dei veleni - diverranno il marchio di tutte quelle sovrane razionali e potenti che saranno classificate nella memoria storica come abili prostitute: dalla bizantina Teodora fino alla grande Caterina di Russia, chiamata «la Cleopatra del Nord».