Qui comincia l'avventura
Un dizionario e un testo ripropongono agli appassionati il mito della Tavola Rotonda. E i suoi eroi
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No, questa non è la Spada nella roccia, non è neppure la messa in scena colossale delle rappresentazioni wagneriane del Tristano o del Parsifal. Il Ciclo Bretone, o Ciclo di Re Artù, è infinitamente complesso, ha tinte trascoloranti, deliranti, psichedeliche, che solo la pittura simbolista ha catturato e poi, nel cinema, il Lancillotto e Ginevra di Bresson. Lo dimostra Carlos Alvar, professore di filologia romanza, studioso di poesia trobadorica e romanzi cavallereschi, nel prezioso Dizionario appena uscito per la BUR (400 pp., £ 28.000), 900 voci fra cavalieri e maghi, dame e damigelle, draghi, fontane, foreste, isole, castelli e spade, tutte indagate con filologia e dotate di bibliografia.
Cos'è la Fontana delle Meraviglie? E la Fontana dei Due Sicomori, al margine della Foresta Perigliosa, vicino alla Terra Devastata? Dove si trova la Terra Desolata, cui Eliot si ispirò per la sua Waste Land? Chi sono Baruc il Nero, Escalon il Tenebroso, Escanor della Grande Montagna? E il Cavaliere Verde, o dalla Cotta Mal Tagliata, o dallo Scudo Vermiglio, o del Pappagallo? E la Damigella dalle Bianche Mani, o dalle Maniche Strette, o del Cerchio d'Oro? Dove si trova Escalot rispetto a Camelot? E il Castello dei Grifoni, dei Lamenti, della Dolorosa Guardia, della Torre di Rame? Cos'è l'Avventura del Bacio Terribile? Dov'è l'isola paradisiaca di Avalon, dove gli alberi danno sempre frutti e Morgana cura le ferite di Artù? E perché Apollo e Diana aleggiano ancora lì intorno? E cos'hanno a che fare con Giuseppe di Arimatea?
Perceval o Parsifal, il “puro folle”, abitatore della Sterile Foresta Solitaria con sua madre, la Dama Vedova, cresce appartato dal mondo come il giovane Buddha. La visione di cinque cavalieri armati, che scambia per angeli, induce in lui insieme l'ispirazione, l'infrazione e il castigo. Proteso alla ricerca del Graal come un mistico all'estasi o un tossico alla droga, è il cavaliere ideale e insieme un maledetto: in lui “convivono il bianco e il nero”, come scrive nel 1200 Wolfram von Eschembach nel suo Parzival tedesco. La regina Ginevra, Gwenhwyvar in gallese ovvero “bianco spettro”, è protagonista del primo e più celebre triangolo della storia della letteratura d'occidente: moglie di Artù e amante di Lancillotto, nonostante il danno che questo reca ai due uomini e a tutta la Tavola Rotonda, gode l'adulterio felicemente come una scelta libera, l'unica abbastanza nobile per lei: così la pensa il suo principale cantore, Chrétien de Troyes. Mago Merlino è generato una notte nella figlia del re di Demezia dall'incubo Aquibez, un angelo caduto per lussuria. Profeta, veggente e vaticinatore, Merlinus Ambrosius — questo il suo vero nome — assomma le figure di un Ambrosius capo militare e veggente della Historia Brittonum e quella di Myrddin, bardo o druida del folclore gallese, nella fantasia di Geoffrey de Monmouth, suo inventore nella Vita Merlini dell'inizio del XII secolo.
Terreno di coltura primario del mito in Occidente, il ciclo arturiano non può non confinare con tutti gli altri miti, biblici e nordici, greci e indù, e con l'epica, quella virgiliana di Enea soprattutto, come dimostra Alvar. Il suo Dizionario illustra come nasce, dall'unione medievale della mistica e dell'epica, il moderno romanzo, ma soprattutto spiega cos'è l'Avventura: evento fortuito, impresa d'armi, è — scrive Alvar — il trasferirsi dell'Eletto dal mondo reale al mondo delle idee. L'Avventura Massima, la contemplazione del Graal, restaurerà l'ordine originario, l'“usanza primitiva”. L'Avventura è l'Eterno Ritorno: come quello del sole, da oriente a occidente, così quello del mito, da Buddha a Re Artù.