A Seneca non piace il plot
Spazio Letterario di Roma antica
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Che cosa distingue un racconto di Poe da una tragedia di Seneca? La differenza non è poi molta, se si comparano l’immaginazione orrifica, la tecnica della Suspense, gli oscuri giochi della forma, il moralismo dei contenuti. Tuttavia Poe tesse il Ritratto ovale o il Cuore rivelatore su intrecci inventati, inauditi; Seneca stende il suo horror su Edipo e Giocaste, Teseo e Arianna. Poe teorizza, nella Philosophy of Composition, l’idea che sia principio del narrare l’invenzione del plot: una ricerca di originalità tematica che è alla radice illuministica e preromantica della narrativa moderna; mentre elemento distintivo della narrativa classica è proprio l’inverso, e cioè l’attinenza costante a preesistenti modelli favolosi. Perciò ogni ulteriore prodotto della fantasia d’un autore si riversa in un ideale, trasversale corpus mito grafico. Ad esempio l'Oedipus di Seneca in quell’accidentato ciclo di Edipo che arriva, può dirsi, fino a Freud.
Dunque ars poetica è per gli antichi «plasmare una materia» e non «creare ex nihilo», in sintonia con la loro immagine del mondo. Queste ed altre considerazioni sul pre-testo o avantesto narrativo dei nostri maggiori latini aprono, con il bel saggio di Bettini, il primo volume d’un’opera collettiva che indaga l'insieme di «stimoli e strati», di «esperienze religiose, tirocini linguistici, letture cursorie o iterate, gusti del pubblico, convenienze sociali o politiche», di mezzi ed ambiti creativi e comunicativi, identificabili appunto con lo Spazio letterario di Roma antica. Il testo medesimo, nella sua strutturazione definitiva, non è quindi né l’unico né il principale occupante di questo spazio, ma l'ultima evidenza di una pluralità di interpretazioni, di una complessità genetica, di una varietà di manifestazioni e funzioni, nonché d'ulteriori propagazioni e ramificazioni nel corso della vicenda storico-culturale che a noi lo ha tramandato.
L'importanza e la novità dell'iniziativa, nella quale i direttori scientifici Cavallo, Fedeli e Giardino hanno coinvolto il trend più aggiornato della nostra latinistica, sta nella sistemazione di un metodo finora essenzialmente specialistico e qui applicato in più ambiti, dall’ ordine magico-sacrale (Piccaluga) alla tematica dei «modelli». Oggetto d’indagine non è solo il testo propriamente letterario ma «tutta la massa di testualità che Roma ha prodotto». Di qui l’attenzione degli autori ai «saperi strumentali».